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Cenni storici La via della seta Il Libro dei Fatti della Cina Foto GEOGRAFIA - ASIA - CINACENNI STORICILa civiltà cinese ha goduto di una interrotta continuità fin dalla sua nascita, 5.000 anni fa, nel bacino del Fiume Giallo. Storicamente il popolo cinese fece la sua prima comparsa con la dinastia Shang nel XVI secolo a.C. Gli Shang venivano rovesciati nell'XI sec. a.C. dalla popolazione dei Chou. Nell'VIII secolo a.C. la civiltà cinese si fondò su una confederazione di Stati che comprendeva la parte centrale e meridionale del bacino del Fiume Giallo. Una delle figure più influenti della cultura cinese del periodo fu il saggio K'ung Futzu (Confucio), vissuto tra il 551 e il 479 a.C. Alla stessa epoca risale il Tao Te Ching attribuito a Lao Zi, iniziatore del taoismo. Lo Stato si consolidò oltre duemila anni fa, nell'epoca dell'imperatore Quin Shihuang che introdusse il sistema unico di scrittura basato sugli ideogrammi, sopravvissuto fino ai nostri giorni. Dopo aver sconfitto la dinastia Chou nel 256 a.C., i Ch'in sottomisero gli altri Stati cinesi e unificarono il Paese nel 221 a.C. La vittoria dei Ch'in, che riuscì a dominare la maggior parte della Cina settentrionale, segnò l'inizio dell'Impero. Risale probabilmente ai Ch'in il nome di Cina e la costruzione della Muraglia Cinese. Opera gigantesca di cinquemila chilometri di lunghezza, fu iniziata nel III secolo a.C. per impedire le invasioni dal Nord. Risultò non del tutto efficace, e secoli dopo il Paese cadde comunque nelle mani dei Mongoli. La durezza dell'imperatore Ch'in provocò una rivolta che portò al potere la dinastia degli Han. Sotto il dominio Han l'impero cinese si ingrandì ulteriormente fino a comprendere la maggior parte dell'attuale Cina meridionale. Dopo un periodo di invasioni e di crisi, il Paese conobbe una nuova fioritura con i T'ang che riconquistarono vaste zone dell'Asia centrale, perdute durante il dominio degli Han. Ma una serie di rivolte indebolì la dinastia; nel 906 i T'ang vennero rovesciati e ancora una volta la Cina rimase divisa. Cinque dinastie di breve durata regnarono poi nel Nord, mentre il Sud si frazionava in numerosi regni. Nel 960, una nuova dinastia, quella dei Sung, si impadronì del potere nel Nord del Paese e successivamente anche nei regni meridionali. Nel secolo XIII l'invasione dei Mongoli portò al potere il khan Kubilay, che fondò la dinastia degli Yüan e trasferì la capitale a Pechino. Sottoposto a continue prove di forza, l'immenso impero mongolo, che comprendeva gran parte del continente eurasiatico, cominciò a disintegrarsi. La Cina si trovò sotto una dinastia nazionale, quella dei Ming, nel 1368. Agli inizi del XVII secolo pericolose rivolte scoppiarono contro la corruzione dei Ming; i Manciù, una popolazione che viveva lungo la frontiera nord-orientale, avevano creato uno stato forte, la cui organizzazione si ispirava al modello cinese. Con l'aiuto dei Cinesi i Manciù raggiunsero Pechino, ne cacciarono i Ming e fondarono la loro dinastia, che governò la Cina fino al 1912 con il nome di Ch'ing. Già verso la fine del XVIII secolo gli Europei poterono commerciare con la Cina. L'Inghilterra cercò di espandere i suoi commerci vendendo alla Cina l'oppio coltivato nel Bengala. Quando l'uso dello stupefacente si diffuse, le importazioni di oppio aumentarono in modo preoccupante e i Cinesi tentarono di porre fine al traffico. Per rappresaglia la flotta britannica si impadronì di numerose città della Cina, dando inizio a quella che venne chiamata la «guerra dell'oppio», che si protrasse per due anni. La pace venne firmata a Nanchino nel 1842; la Cina fu costretta a cedere Hong Kong alla Gran Bretagna. Nel 1895 il Giappone si impadronì della Corea e di Formosa, indebolendo ulteriormente l'impero cinese, già minato da una instabile situazione politico-economica. A Shangai , dal 1898, la costruzione del porto per fini commerciali si associò ad investimenti stranieri su grande scala. In questo modo venne sfruttata la manodopera cinese che costava poco. Questa politica occidentale di sfruttamento contribuì ad introdurre concetti ed idee nuove: il Governo permise per la prima volta agli studenti di iscriversi a corsi universitari all'estero. Sorsero anche dei gruppi nazionalisti e nel 1911 una rivoluzione guidata da Sun Yat-sen proclamò la Repubblica con sede a Nanchino, forte dell'appoggio di alcuni generali dell'esercito. Il periodo di rivalità che si aprì portò alla guerra civile e i capi militari locali, spalleggiati dalle potenze straniere, si contesero le diverse regioni del Paese. Sun Yatsen, capo della rivoluzione, fondò nello stesso anno il Partito nazionalista (Kuomintang), che tuttavia dovette rinunciare al controllo del Nord del Paese, retto da un gruppo di generali. Dopo la costituzione del Partito comunista nel 1921, i nazionalisti formarono con questi un unico Governo e riconquistarono il Nord. La nuova formazione politica mise al primo posto l'organizzazione dei lavoratori e conseguì grandi risultati: già nel 1926 controllavano la politica di 700 sindacati, rappresentanti di più di un milione di lavoratori. Nel 1927, il Partito nazionalista, attraverso il suo nuovo leader il generale Chiang Kai-shek, iniziò una dura lotta contro i suoi ex alleati temendo la loro crescente forza e massacrò 40.000 dirigenti sindacali. Di fronte a questa tragedia, il leader comunista Mao Zedong (Mao Tse-tung) decise di provare a mobilitare i contadini cinesi, trasformandoli in forza rivoluzionaria. Dopo anni di persecuzioni, nel 1935, i comunisti intrapresero la cosiddetta «lunga marcia» verso il Nord, nel corso della quale Mao Tse-Tung divenne capo indiscusso del Partito comunista cinese. Nel 1937 il Giappone, dopo la conquista della Manciuria avvenuta nel 1931, attaccò la Cina occupandone alcune città e provocando una nuova alleanza tra comunisti e nazionalisti, unitisi per arginare l'invasione nipponica. Alla fine della guerra, tuttavia, le tensioni tra i due partiti ripresero portando alla totale sconfitta del Kuomintang, il cui capo Chiang Kai-shek fu costretto, nel 1949, a rifugiarsi a Formosa. Il 1° ottobre 1949, Mao poté proclamare a Pechino la costituzione della Repubblica Popolare Cinese, che però, inizialmente, venne riconosciuta solo dai Paesi appartenenti al blocco comunista. Quello che restava del Governo e dell'esercito del KMT si ritirò nell'isola di Taiwan, dove con l'appoggio nordamericano si autoproclamò il vero Governo legittimo di tutta la Cina, definendosi la Repubblica della Cina Nazionale. Questa estese la sua sovranità sull'isola di Formosa, sulle isole Penghu e sulle isole di Quemoy e Matsu, e fece subito piani per la «riconquista» della Cina continentale. Una volta al potere i comunisti attuarono una radicale riforma agraria, nazionalizzarono tutte le proprietà straniere e attuarono vasti programmi di salute pubblica e di educazione. Nel 1958 Mao lanciò il «Grande Balzo in avanti» per accelerare la collettivizzazione rurale e l'industrializzazione urbana. Questo piano, duro, dogmatico, applicato in maniera inflessibile, portò il Paese sull'orlo del disastro con gravi danni in particolare nelle regioni rurali. I dati ufficiali parlano di 20 milioni di morti tra il 1959 e il 1961, una delle tragedie peggiori del secolo, passata quasi completamente sotto silenzio. In seguito alla morte di Stalin, avvenuta nel 1953, cominciarono i rapporti tra l'Unione Sovietica e la Cina. Nel 1956 il leader sovietico Nikita Krusciov mise sotto accusa il passato regime staliniano e avviò una nuova politica di «coesistenza pacifica» con l'Occidente, suscitando la reazione di Mao, che accusò i Russi di tradimento dello spirito marxista-leninista. Le relazioni tra le due potenze furono difficili anche nel decennio successivo, durante il quale Mao avviò la «rivoluzione culturale» (1965-69). Questa nuova fase della rivoluzione, vide il proprio inizio con l'autocritica pubblica che nel 1962 Mao fece rispetto alla gestione economica: venne sostituito da Liu Sahaoqui continuando a guidare il partito. Lo scopo della rivoluzione culturale doveva essere quello di eliminare le «tre grandi differenze»: tra città e campagna, tra industria e agricoltura, tra lavoro intellettuale e manuale. Durante questi anni, in cui gli scontri assunsero la dimensione di una guerra civile, morirono milioni di persone, tra cui Liu Shaoqui, il principale oppositore di Mao. In quel periodo sul fronte della politica estera la Cina ebbe un importante ruolo nella nascita del Movimento dei Paesi non allineati e inviò molti tecnici e lavoratori per appoggiare i programmi di sviluppo nei Paesi del Sud del mondo. Negli anni Settanta l'ostilità verso l'Unione Sovietica condusse la Cina ad un avvicinamento agli Stati Uniti, che si manifestò pubblicamente con la visita del presidente americano Nixon in Cina nel 1972. Un anno prima, il Governo comunista era riuscito a raccogliere il consenso necessario per sostituire Taiwan come rappresentante della Cina all'ONU: gli Usa in quell'occasione si erano astenuti dal porre il veto poiché erano interessati a migliorare i rapporti con il grande Paese. Qualche anno dopo, nel 1976, si ristabilirono tra le due Nazioni anche le relazioni diplomatiche. In politica internazionale la Cina proseguì una politica di opposizione sistematica verso tutti gli alleati dell'Unione Sovietica. Per questo appoggiò movimenti come l'UNITA in Angola e l'African Nation Congress in Sudafrica. La scomparsa di Mao (1976), leader carismatico del comunismo cinese, fece esplodere i contrasti all'interno del partito stesso perché il gruppo di estrema sinistra degli amici di Ciang Cing (la vedova di Mao) preparò la propria scalata al potere. Nel 1978 questi, denominati «banda dei quattro», furono arrestati e venne varata una nuova Costituzione che ampliava i poteri dell'Assemblea nazionale. Il processo contro la «banda dei quattro», avvenuto nel 1981, si trasformò in una condanna dell'intero periodo della rivoluzione culturale. Nel 1982 la Cina, sotto la guida di Deng Xiaoping, si avviò verso profonde trasformazioni politico-economiche. Nel settore agricolo si dissolsero le comuni popolari e la terra venne data in affitto dallo Stato alle unità familiari. Si introdusse un sistema di imposte in sostituzione delle precedenti quote di produzione e i contadini vennero autorizzati a vendere le eccedenze nelle città e nei villaggi. La Cina annunciò l'apertura al commercio e agli investimenti e ai prestiti all'estero. Per attirare le imprese straniere, si crearono delle «zone economiche speciali», nelle vicinanze di Hong Kong e Macao con incentivi quali esenzioni fiscali, manodopera e terreni a basso prezzo. Nel settore industriale le fabbriche poterono pianificare direttamente la produzione e distribuzione, si passò dal «lavoro a vita» ai normali contratti e si permise la nascita di negozi per il commercio al minuto e ristoranti. Come sempre per stimolare la crescita dell'economia si stimolò il consumo. Nel 1986 una manifestazione di studenti a Dhangai reclamò la libertà di stampa e cambiamenti politici. Hu Yaobang, all'epoca segretario generale del partito, favorevole a una democratizzazione graduale del Paese, fu costretto a dimettersi e l'ala più intransigente dello stesso cominciò una campagna contro il «liberalismo borghese». Nel marzo 1989 nella Cina asiatica centrale la polizia intervenne sparando contro i manifestanti tibetani che chiedevano più diritti politici e protestavano contro la costante repressione culturale e religiosa. Ci furono tre giorni di proteste, terminati con l'imposizione della legge marziale, che durò fino al 1990. Il Tibet era stato annesso unilateralmente dalla Cina nel 1950 e trasformato in regione autonoma nel 1965. La morte di Hu Yaobang nell'aprile del 1989 provocò il raduno di migliaia di studenti nella piazza Tienanmen nel centro di Pechino. Il premier Li Peng, sostenuto dallo stesso Deng, ordinò una sanguinosa repressione, sfociata in un massacro, della pacifica manifestazione studentesca a favore delle riforme. Nei giorni seguenti, dopo che il Paese corse il rischio della guerra civile, il Movimento per le libertà democratiche venne decimato da arresti ed esecuzioni. Le reazioni internazionali alla repressione fece naufragare le speranze della Cina di ottenere un maggior commercio con l'estero. Malgrado questa involuzione il regime comunista cinese riuscì, negli anni seguenti, a evitare il completo isolamento internazionale. Per circa due anni dopo la «la strage di piazza Tienanmen», il Paese non mostrò alcun segno di cambiamento sia dal punto di vista economico che sociale anche se vennero fatti blandi tentativi per modificare i rapporti a livello diplomatico, in particolare con Stati Uniti, Giappone e India. Si smorzò gradualmente anche la tensione con la Russia, con la quale il Governo centrale concordò una serie di accordi commerciali. Il primo Governo occidentale ad avere rapporti con la Cina dopo la vicenda di Tienanmen fu quello britannico che nel settembre 1991 firmò con Pechino un accordo per la costruzione di un nuovo aeroporto a Hong Kong, all'interno dei negoziati per il passaggio dell'ex colonia britannica sotto la sovranità cinese nel 1997. Nel novembre 1991 anche gli Stati Uniti interruppero il gelo diplomatico ottenendo l'impegno di Pechino al rispetto del trattato internazionale che limitava le esportazione di missili. Sempre in quel mese per la prima volta dal dopoguerra un rappresentante del Governo cinese si recò in visita a Seoul, capitale della Corea del Sud, per partecipare alla III Conferenza annuale di cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) che, con l'adesione della Cina, di Taiwan e Hong Kong, comprendeva a quel punto metà della popolazione e della produzione mondiale. Intanto il XIV Congresso del partito celebrato nel 1992 confermò la leadership dei Deng Xiaoping e riaffermò la linea economica di apertura al mercato. Dopo questo Congresso ebbe inizio una delle più grandi epurazioni della storia del Partito comunista cinese, con l'eliminazione di gran parte dell'ala conservatrice. Nella sessione annuale dell'Assemblea nazionale del popolo il segretario generale del partito Jiang Zemin, prendendo il posto dell'anziano Deng Xiaoping, venne eletto presidente della Repubblica. Divenne il primo dopo la morte di Mao ad assumere le tre funzioni principali di capo dello stato, del partito e delle forze armate. Nel 1995 Jiang Zemin consolidò ancora di più il suo potere con un Governo che guardava con preoccupazione alle conseguenze sociali delle riforme, mantenendo quindi un regime di aiuti alle imprese statali. Nel 1996 ci fu un buon risultato: la crescita del prodotto interno lordo si situò intorno al 10% e l'inflazione scese al 6%: Migliorò la crescita industriale e gli investimenti stranieri aumentarono del 20%. La morte di Deng Xiaoping nel febbraio 1997 dopo una lunga malattia, provocò inquietudine tra gli operatori economici e diplomatici, mentre nel marzo del 1998 Zemin venne confermato al vertice dello Stato con il 98% dei voti. Rieletto, il presidente proseguì la guida del Paese attraverso l'economia di mercato portando, nel biennio 1997-98, alla privatizzazione delle grandi imprese statali, alla riorganizzazione della pubblica amministrazione e alla riduzione degli organici delle Forze Armate. La liberalizzazione dell'economia portò con sé un processo di democratizzazione della vita politica del Paese e il Partito comunista ha comunque continuato a reprimere ogni forma di dissenso, monopolizzando il potere. D'altronde le relazioni economiche e finanziarie con i Paesi occidentali non vennero compromesse dalle violazioni dei diritti umani che il Governo di Pechino ha perpetuato indiscriminatamente: anzi nel 1997 nel corso di una visita di Jiang Zemin negli Stati Uniti venne ipotizzato un futuro ingresso del Paese nell'Organizzazione mondiale per il commercio (WTO). Ex colonia britannica, il 1 luglio 1997 Hong Kong tornò alla Repubblica Popolare Cinese e dal 20 dicembre 1999 anche Macao, già colonia commerciale portoghese dal 1533, tornò sotto la sovranità cinese. Si riaccese il problema tra le cosiddette «due Cine», divise dal 1949: la Repubblica Popolare e la Repubblica della Cina nazionale (Taiwan). Il dialogo sulla riunificazione dei due stati, lanciato dalla Cina Popolare fin dal 1984 proseguì tra fasi alterne fino a quando nel febbraio del 2000 il Governo cinese minacciò di ricorrere alla forza nel caso in cui i negoziati per la riunificazione non procedessero. Mentre il processo verso il libero mercato proseguì sempre sotto la guida di Zemin, non fece significativi passi avanti il processo di democratizzazione della vita politica interna. Si intensificò in particolare la repressione nei confronti del Partito democratico cinese e del movimento religioso Falun Gong, diventato il simbolo della protesta contro il pugno di ferro usato dallo Stato e messo fuorilegge nel luglio 1999. Il Falun Gong continuò comunque a raccogliere consensi e a organizzare proteste in piazza Tienanmen, dove nel gennaio 2001 cinque membri del movimento si diedero fuoco: una donna morì per le ustioni riportate. Il 2001 fu un anno contrassegnato dal confronto serrato con gli Stati Uniti, dopo il cambio di amministrazione che portò alla Casa Bianca il repubblicano George W. Bush, che, ribaltando la politica di Clinton, assunse un atteggiamento ostile verso la Cina, definita «l'avversario strategico» degli Usa. La tensione tra i due Paesi si impennò quando un aereo spia statunitense Ep-3 che volava sul Mar cinese meridionale, venne intercettato da due caccia cinesi entrando in collisione con uno di questi. Danneggiato, l'aereo spia fu costretto a un atterraggio d'emergenza sull'isola di Hainan. L'incidente aprì una lunga crisi diplomatica tra Washington e Pechino aggravata dal fatto che le autorità cinesi avevano sequestrato e sottoposto a ispezione il velivolo, mentre i membri dell'equipaggio erano stati arrestati. L'incidente apparve tanto più preoccupante in quanto sembrò confermare il nuovo corso, improntato a una marcata aggressività, dei rapporti sino-americani inaugurato da Bush che, oltre ad aver congelato il dialogo con la Corea del Nord, si apprestava negli stessi giorni a vendere a Taiwan il sofisticato sistema antimissile Aegis, in aperta sfida a Pechino (successivamente Washington sospese la fornitura). L'incidente si chiuse in aprile con un compromesso diplomatico che allentò la tensione: Pechino, che esigeva scuse ufficiali (apologies) e l'ammissione di responsabilità per l'accaduto, si accontentò di una lettera indirizzata al ministro degli Esteri cinese in cui gli americani si dichiararono molto dispiaciuti (very sorry) e per la morte del pilota cinese e per essere entrati nello spazio aereo cinese. Dal canto suo Pechino acconsentì a rilasciare l'equipaggio «per ragioni umanitarie» e, successivamente (luglio), a restituire l'Ep-3, completamente smontato. La crisi seguita agli attacchi terroristici dell'11 settembre servì a riavvicinare Stati Uniti e Cina: George W. Bush e il presidente Jiang Zemin si incontrarono per la prima volta a Shanghai, in ottobre in occasione del vertice dell'Apec (Forum della Cooperazione economica dell'Asia-Pacifico) e al termine dell'incontro il presidente americano annunciò di aver ottenuto un «fermo impegno» di Zemin per un sostengo a Washington nella guerra contro il terrorismo. A novembre la Cina, dopo quindici anni di negoziati, fu ufficialmente ammessa al WTO. Jang Zemin scelse come proprio successore Hu Jintao, vice-presidente e membro del comitato permanente del Politburo (organismo ristretto del vertice del partito) a cui lasciò la guida del partito alla fine del congresso dell'autunno 2002. Nel marzo 2003 Hu Jintao divenne presidente. Zemin invece fu riconfermato alla guida della Commissione militare centrale. Nel marzo 2005, dopo la delibera del Congresso Nazionale cinese della legge "anti-secessione" per prevenire eventuali iniziative d'indipendenza di Taiwan, le relazioni tra Pechino e Taipei si fecero più tese, dopo un periodo di auspicata distensione. In aprile anche le relazioni con il Giappone divennero più tese dopo la notizia della pubblicazione da parte giapponese di una serie di libri di testo nei quali veniva minimizzato il ruolo del Giappone nei massacri di popolazione cinese durante la seconda guerra mondiale. Nell'agosto dello stesso anno si assistette alle prime operazioni militari congiunte tra Cina e Russia.Manufatti in bronzo della dinastia Shang La dinastia Han (english version) LA VIA DELLA SETAEra così chiamata l'antica pista carovaniera che stabilì e mantenne per 2.000 anni gli scambi commerciali tra Oriente ed Occidente.La principale merce di scambio era la seta, un bene di lusso di cui la Cina conservò a lungo il monopolio. Dalle sponde del Mediterraneo, presso Tiro, la pista si dirigeva verso il cuore della Cina passando per l'Afghanistan. Nel Pamir, in un luogo detto «Torre di Pietra», oggi Tax Horgan, si incontravano i mercanti per barattare le merci dei rispettivi Paesi di origine. La via della seta, ufficialmente riaperta dopo anni di duri lavori e molte perdite umane a causa delle aspre condizioni territoriali e climatiche, si allunga per 5.000 chilometri, tra Xi'an, antica capitale di undici dinastie imperiali cinesi, fino al passo del Khunjerab, il valico più alto del mondo, situato a 5.000 metri, che segna il confine tra Cina e Pakistan. Questa pista commerciale, caduta in disuso quando si scoprì la maggiore convenienza e rapidità delle rotte marine, si snoda attraverso un paesaggio naturale variamente caratterizzato: dai giallastri rilievi costituiti di loess, la polvere del deserto portata dal vento, dalle pietraie e canaloni al deserto, o meglio all'oasi Takla Makan, assediata dal progressivo avanzamento della grande distesa di sabbia. Qui pittori e scultori hanno lasciato testimonianze di inestimabile valore artistico: dal 366 d.C. al 1300 migliaia di monaci buddhisti hanno inciso, scolpito ed affrescato ben 492 grotte. Vi si possono ammirare statue di dieci metri d'altezza e dipinti che ripercorrono la storia imperiale. In una di queste grotte sono stati rinvenuti 60.000 rotoli di pergamena, scritti da monaci in varie lingue asiatiche: storia, filosofia, medicina, religione, fisica, geografia, agricoltura e meteorologia gli argomenti trattati. La pista passa anche per le città morte di Gaochang e Jiaohe, decadute e poi abbandonate nel XIV secolo, quando i commerci presero la via del mare. L'ultimo a cadere tra i Regni sulla via della seta fu Qomul, oggi Hamì, abbandonato nel 1929. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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